Saint Seiya, meglio noto in Italia come “I cavalieri dello zodiaco” è sicuramente uno dei nostri fumetti preferiti , ma cercheremo di analizzarlo con obbiettività. Quello che prendiamo in esame è il manga di Masami Kurumada, tralasciando per il momento i vari spin-off, prequel e sequel che al momento la serie vanta (anche perchè solo a decifrare cosa ha disegnato Megumu Okada passerebbero secoli) ed anche la famosissima serie animata che quasi tutti conoscono. Il manga di Kurumada conta 28 volumi pubblicati per la prima volta da Shueisha tra il 1986 e il 1990 si tratta di un opera che ha riscosso un notevole successo di pubblico, ma alla quale non sono mancati riconoscimenti dalla critica pur essendo un opera decisamente “commerciale”. Si tratta infatti di un titolo assolutamente legato ad un merchandising che a tutt’oggi è vario e vende tantissimo (io ho quello sfigatone di Capricorn in versione Spectre) Si dice addirittura che il fumetto fu commissionato a Kurumada per lanciare sul mercato dei giocattoli, dei cavalieri in armatura, ma non abbiamo trovato conferme di ciò. Analizzando il fumetto si nota subito il tratto “grezzo” di Kurumada (soprattutto nei primi volumi), non mancano “errori” anatomici e “brutture” varie (e teste mozzate in una vignetta e miracolosamente al loro posto in quella seguente), ma il modo di disegnare del maestro Kurumada denota a, nostro parere, una grande personalità dell’autore. Il suo modo di disegnare ha una grande forza espressiva ed evocativa nonché un’originalità che spesso non troviamo in opere più recenti e tecnicamente migliori. La trama in estrema sintesi narra le vicende di Seiya cavaliere di Atena che insieme ai suoi compagni (o fratelli, visto che secondo il manga il vecchio Kido avrebbe passato il tempo a procreare figli con chiunque pur di avere 100 ragazzi a cui far recuperare le armature sacre, o Cloth, e creare cosi le “Galaxian Wars") difende la giustizia e soprattutto Saori reincarnazione della loro dea da colleghi cavalieri passati alle forze oscure e divinità in lotta con la loro dea (sempre se non sono ciechi, aggrappati ad una rupe, in visita alla mamma surgelata o in attesa piagnucolante di un fratello a cui si è rotto il gps e non riesce a trovare la via di casa). Nella narrazione di queste vicende, in cui si mescolano miti dell’antica Grecia ed etica dei samurai non mancano incongruenze e “assurdità”, ma nel suo complesso la storia è avvincente e coinvolgente. In conclusione “Saint Seiya”, unica opera degna di nota di Masami Kurumada, è un fumetto che merita assolutamente di essere letto (e Ring Ni Kakero?), un “classico” del manga che non può mancare nella libreria di un vero appassionato di fumetti. (E comunque Shaka della vergine è il più forte e figo di tutti).
Fabrizio Liuzzi e Luigi Simonetti
Ripubblicato perché nel fare cambiamenti avevo reso illegibile l'altro!
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