domenica 24 agosto 2014

LABOrecensione: Dylan Dog n°335, Il Calvario.

 IL CALVARIO di Giovanni Gualdoni e Paolo Martinelli
Dylan Dog n°335
Sergio Bonelli Editore

Recensione a cura di Lui Geeno




 Ormai se ne parla da tantissimo tempo: Dylan Dog è, da diversi mesi, in piena fase di rinnovo. Da
circa un anno, le sorti editoriali del nostro Indagatore dell'Incubo sono state affidate alle mani del sempre
più presente Roberto Recchioni, attuale curatore della testata. Al momento stiamo assistendo alla prima
fase del rilancio che prevede solo qualche piccolo ritocco alle storie già pronte da tempo e una diversa
"impostazione" delle copertine; siamo dunque in attesa della vera e propria ripartenza prevista con il
numero in uscita il prossimo settembre (che, per l'occasione, sarà interamente a colori) e che prevede un
completo rinnovamento della testata, dei suoi autori, disegnatori, personaggi e trame.

 Tornando alla prima fase, le storie apparse finora, come era prevedibile, non mi hanno
entusiasmato più di tanto. Fatta eccezione per il numero 333 "I raminghi dell'autunno" dove hanno
primeggiato le ottime tavole di Fabio Celoni, le storie continuavano ad essere piatte, poco emozionanti e
"vecchie" (intendendo ancora troppo legate al recente, e spesso deludente, passato di Dylan Dog).

 Convinto che ormai c'era ben poco da fare se non aspettare il nuovo attesissimo restyling, ecco la
piacevole sorpresa: IL CALVARIO è una storia fa-vo-lo-sa!

 Uno strano "gioco" voluto da due vecchie sorelle di nostra conoscenza (filtro spoiler attivato,
sappiate che ci sono rimandi al lontanissimo n. 14 "Fra la vita e la morte"), il nostro beniamino si ritrova ad
essere padre (come lo scoprirete voi) del piccolo Johnny (mai nome più azzeccato per rievocare vecchie
emozioni), colpito da un malore improvviso, che tiene sotto scacco i medici, incapaci nel diagnosticare una
cura, e che getta nel più totale sconforto e dolore il nostro indagatore che, a questo giro, si trova di fronte
al peggiore incubo per un genitore: sentirsi impotenti di fronte ad un figlio che grida aiuto. Da questo
momento in poi, una serie di eventi, tra cui un Dylan furioso che entra in una chiesa con aria minacciosa,
accompagnano il lettore verso un finale sorprendente, dopo aver ingoiato tanta amarezza e malessere
assortito.

 Purtroppo sono costretto a fermarmi qui; non voglio rovinare nessuna sorpresa a chi non ha ancora
letto questo avventura.

 Posso, però, aggiungere che le mie personalissime sensazioni che mi hanno invaso durante la
lettura di questo albo: il cuore ha ripreso a battere, i peli delle braccia si sono rizzati e qualche lacrima era
pronta a scendere sulle tavole del sempre più empatico Paolo Martinello (che recentemente ci ha donato la
splendida copertina dell'edizione Bao delle "Cronache dal pianeta dei morti", la quale, da sola, vale il prezzo
il biglietto), capace di dipingere un emozionato ed emozionante Dylan come non lo si vedeva dai tempi di
Johnny Freak; credetemi, in alcune inquadrature il volto dei protagonisti vi getterà nella più totale
disperazione. Complice di tutto questo è la superba, almeno secondo il sottoscritto, sceneggiatura di
Giovanni Gualdoni (già curatore di Dylan, prima di Recchioni) che cala il nostro beniamino in un'avventura
angosciante, sconvolgente e pregna di brutture e storture, sociali e burocratiche (uno dei peggiori "inferni"
secondo l'inquilino di Craven Road). Pollice su ad entrambi, bravi bravi bravi!

 Insomma, a mio avviso, ci troviamo di fronte ad una delle più belle avventure degli ultimi anni
apparse sulla serie regolare che fa ben sperare per quanto ci si aspetta nell'immediato futuro.

Lunga vita a Dylan Dog!

3 commenti:

  1. Dylan Dog è arrivato al capolinea. Le vendite sono in calo da anni e forse in questo momento sono scese sotto quota centomila (a giugno erano a 104.000 copie). Il cambio di supervisione non ha portato alcun giovamento.

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    1. Mah! Quando si danno dati sarebbe sempre preferibile citarne la fonte, perché altre fonti parlano di aumenti nelle vendite e non di calo. Comunque le circa 100.000 copie sono sempre tantissime, sono circa il triplo della testata che segue Dylan Dog in fatto di vendite. Quindi se Dylan è al capolinea le altre sono morte e sepolte?! Non credo si possano rapportare i dati degli anni 90 a quelli di oggi, per mille ragioni, a partire dalla proliferazione di editori e testate. Detto ciò sicuramente negli ultimi anni la qualità delle storie dell'indagatore dell'incubo ha avuto un calo, ma credo che per poter valutare il lavoro di Recchioni dovremo attendere i prossimi mesi. Di certo le copertine sono migliorate e attirano, mentre prima spesso ignoravo Dylan Dog nelle edicole oggi lo noto immediatamente e quantomeno lo sfoglio. Devo ammettere di aver acquistato un paio di albi solo per la copertina. Per il resto staremo a vedere!

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